Il 25 Maggio 2022 resterà per sempre una data indelebile per il tifoso romanista, grazie alla vittoria di Tirana ai danni del Feyenoord, che ha permsso alla Roma di conquistare la prima Conference League della storia. Oggi è passato esattamente un anno, e i tifosi giallorossi sono in trepidante attesa di giocarsi la seconda finale europea, stavolta di Europa League, contro il Siviglia.
Oggi, mentre mi recavo a lavoro, stavo ascoltando una emittente radiofonica romana che parla della Roma, e una frase mi ha colpito: “Un anno fa vincevamo la Conference League, ma sembra passata una eternità“. Questo era il concetto che gli speaker volevano far passare, ovviamente argomentandolo, e la cosa che mi ha colpito in maniera importante è che è una cosa incredibilmente vera.
In questi 365 giorni da Tirana la Roma ha vissuto veramente un’altalena incredibile di emozioni, dal tripudio per aver vinto una competizione europea dopo più di 60 anni, dopo 14 anni dall’ultima coppa vinta, alla “Joya” incontenibile di aver visto arrivare a Trigoria un fenomeno come Paulo Dybala, assieme ad altri pezzi pregiati come Matic, Wijnaldum, Belotti e altri, alla delusione per un campionato sotto le aspettative, alla rabbia per le mancate prestazioni di alcuni giocatori che lo scorso anno hanno saputo essere protagonisti come Abraham e Pellegrini.
Questo è infatti stato l’anno vissuto dai romanisti: una montagna russa costante. E sebbene questo sia un po’ da sempre il sentimento che accompagna il pubblico giallorosso, capace di esaltarsi al minimo segnale così come di avvilirsi alla prima difficoltà, a tenere unito il mondo romanista ci ha pensato lui, José Mourinho.
Questa è la più grande vittoria del mister portoghese, e lo scrive uno che quando venne annunciato non rimase certamente contento: Mourinho è riuscito, anche con le sue uscite e con alcune “magie” comunicative, a lasciar uscire i veleni del pubblico, ma poi se ne è totalmente fregato. Mou è andato avanti per la sua strada, noncurante del pericolo che correva di essere bersagliato da tutte le parti, e ha fatto quello che sa fare meglio: portare risultati.

Una serata indimenticabile
Ma torniamo proprio a quella calda sera del 25 Maggio 2022, torniamo a Tirana, e qui vi voglio raccontare la mia storia, ossia di come ho vissuto quella serata, che per me ha rappresentato la prima finale europea della Roma, ed è stato un qualcosa di indimenticabile.
A differenza di molti, ciò che mi piace di più fare nel vedere le partite è essere da solo: mal sopporto la compagnia, perché per me la Roma è sofferenza, valvola di sfogo, sono quei novanta minuti in cui tutto il resto sparisce. E allora non potevo fare altro che sistemarmi da solo in soggiorno a casa, chiudendo porte e finestre, e mettermi lì, in trincea. Questo è uno degli elementi che mi fa piacere così tanto la Roma di Mourinho, perché è una squadra che approccia la partita esattamente come la approccio io. Il gol di Zaniolo ha rappresentato per me un momento di gioia enorme ovviamente, ma appena si è ripreso a giocare era come se non fosse accaduto nulla.
E poi, il secondo tempo. Dall’esatto momento del gol la prima cosa che ho pensato è stata: “ecco fatto, partita di Mourinho“, che significa segnare e tutti in difesa. Sapevo perfettamente che cosa dovevo fare: mettermi il casco per continuare a stare in trincea. Ci sarebbe stato da soffrire, da patire fino alla fine una partita dove gli olandesi avrebbero attaccato a spron battuto e noi lì, a difendere quel maledetto risultato.
E poi, il fischio finale di Kovacs. L’urlo di gioia, oltre ad aver svegliato quella che da lì a qualche mese sarebbe diventata mia moglie (mi ha sposato lo stesso quindi è andata bene) e credo almeno 2/3 del vicinato, è stata una cosa mai provata prima. La sensazione di gioia assoluta, di vedere la Roma portare a casa la prima edizione di una nuova competizione, di esssre la prima, di aver vendicato la brutta eliminazione contro il Feyenoord del 2015 quando gli olandesi vennero a vandalizzare Roma, è stata una sensazione che a livello calcistico non avevo mai provato, pur giocando da anni in prima persona. Ovviamente poi i ricordi sono molto confusi, tra le lacrime, gli scambi di messaggi con amici, le sane arrabbiature per la gente che sui social si divertiva a schernire la vittoria della Roma come se non fosse successo nulla (tutta invidia ancora oggi). Ma comunque, una serata magica.
E a ripensarci sì, sembra davvero passata una vita, ma il fatto che tra sei giorni potrò anche pensare di rivivere queste emozioni, grazie allo splendido cammino europeo della Roma, mi regala ansia mista a gioia, mista ad ansia per la sconfitta. Però c’è da essere contenti, perché la Roma di Mourinho è veramente a un passo da un qualcosa di storico, che potrebbe essere un qualcosa di incredibile per il calcio italiano ma anche per la storia del club, oltre ad avere valenza per il discorso Champions League. E a ripensarci sì, tutto nasce da quella storica finale di un anno fa, che resterà per sempre un giorno indelebile nella memoria del tifoso romanista.

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