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Nba Talk: Player Profile – Stephen Curry

da michele
Nba Talk

Un saluto a tutti cari appassionati di basket e benvenuti per una nuova puntata della nostra rubrica Nba Talk! Essendo in questo momento in piena Offseason Nba naturalmente impazzano ancora tante ma tante indiscrezioni di mercato (qui potete vedere i 5 più importanti trade già conclusi) ed è da qui infatti che si capisce perché abbiamo dedicato all’argomento le nostre ultime puntate. Nondimeno quest’oggi cambieremo registro perché vedremo insieme il primo profilo di giocatore della nostra rubrica e, memori della recente vittoria dei Warriors nelle finali Nba, quale giocatore più adatto con cui cominciare se non Stephen Curry, il vero fenomeno dei campioni in carica? Questo incredibile playmaker (alto 1,91 m per 84 kg) non solo ha condotto fino ad ora una carriera pazzesca costellata di successi sia individuali (25,5 punti con 5,2 rimbalzi, 6,3 assist e 4,5 triple a partita in 13 anni di Nba) che soprattutto di squadra ma è anche riuscito addirittura a rivoluzionare il gioco della pallacanestro e soprattutto la Nba, cosa più unica che rara.

The Power of Steph

Come potete vedere il suo palmarès è davvero impressionante ed è soprattutto impreziosito dalle 8 convocazioni all star game consecutive (fatta eccezione delle annate in cui è stato purtroppo penalizzato dagli infortuni), 2 Mvp della stagione regolare di fila (2015 e 2016) nonché naturalmente il poker di titoli Nba (2015, 2017, 2018, 2022) e il tanto elusivo premio di Mvp delle finali che ha conquistato meritatamente proprio quest’anno. Su quest’ultimo punto permettetemi di dirvi che a mio parere avrebbe dovuto vincerlo anche nel 2015 al posto di Andre Iguodala, ma dal canto suo Steph come detto in apertura è stato come in grado di rivoluzionare la lega che ormai punta tantissimo sul tiro da tre punti, talvolta anche fin troppo andando a snaturare alcuni giocatori che invece dovrebbero cercare a dominare l’area pitturata. Nessuno comunque ha mai messo a segno così tanti tiri da tre punti come lui (nemmeno il leggendario Ray Allen superato dal numero 30 proprio questa stagione) e questa è la prima caratteristica (e anche la più famosa) che lo rende davvero inarrestabile in campo perché è in grado di segnare dalla lunga distanza praticamente in ogni circostanza e da qualunque distanza: lo vediamo tirare da anni sia sfruttando un blocco, sia grazie ad un catch and shoot sia dal palleggio grazie al suo spettacolare ball-handling che lo aiuta non poco anche quando invece entra in area per attaccare il canestro.

Stephen Curry sfugge ad una difesa serrata per poi segnare un’incredibile tiro da tre punti

Proseguiamo la nostra analisi tecnica del giocatore (che ha saputo guidare i Warriors al record all time di 73 vinte e 9 perse nella stagione 2015-2016) concentrandoci sulle sue doti da passatore, spesso fin troppo sottovalutate: nel gioco della pallacanestro è davvero molto importante essere in grado di mettere in ritmo efficacemente i compagni e questo è quanto mai vero nella Nba degli ultimi anni che tende comunque a lasciare a volte 1 o 2 giocatori liberi di tirare soprattutto in transizione. Senza dubbio una capacità molto importante in quanto grazie ad essa Stephen Curry è ancora più pericoloso in attacco dal momento che quando ha la palla in mano anche gli altri giocatori in campo con lui sono rilevanti e meritano attenzioni.

Dietro la schiena con la destra o con la sinistra, lob, passaggi con lo schiaffo di polso: c’è davvero l’imbarazzo della scelta

Capacità di tirare da qualsiasi posizione, trattamento incredibile della palla, doti fuori dal comune come passatore… Tutto questo unito alla sua mentalità ferrea da professionista hanno permesso al numero 30 di avere la carriera che avuto grazie anche ad una feroce determinazione negli allenamenti: non si diventa così solo grazie al talento, il figlio di Dell Curry (ex giocatore di discreto livello in Nba) non si è mai fermato da quando sin da tenera età veniva con il padre alle partite per allenarsi al tiro. Per chiudere però voglio farvi una domanda: qual è stata secondo voi finora la miglior partita della carriera di Steph? Si tratta di una domanda davvero difficilissima che può avere multiple risposte: potremmo parlare di quando quest’anno ne ha messi 62 (record in carriera) in una sola partita, della sua leggendaria prova da 54 punti al Madison Square Garden nel 2013 oppure del suo massimo di 47 punti nei playoff fatti registrare nella gara numero 3 delle finali Nba del 2019 perse poi contro i Toronto Raptors. Tuttavia io ne sceglierò un’altra, quella che secondo me ha fatto nascere, per così dire, lo Stephen Curry Mvp nonché la dinastia dei Warriors: la sera in cui ne mise 46 con ben 12 triple contro gli allora fortissimi Oklahoma City Thunder di Kevin Durant e Russell Westobrook. Lustratevi gli occhi guardando in particolare cosa aveva messo per vincere la partita, forse il più incredibile tiro della sua carriera per vincere un’ostica partita giunta all’overtime:

La distanza non conta se ti chiami Stephen Curry

Ci sarebbe comunque davvero tantissimo da dire e scrivere su questo giocatore considerato da tutti il miglior tiratore di sempre che all’età di 34 anni suonati sono comunque convinto che non abbia ancora finito di stupire e forse nemmeno di vincere: riuscirà secondo voi ad abbellire ancora di più la sua irripetibile carriera? Cosa ne pensate del vero artefice della dinastia di Golden State? Fatecelo sapere nei commenti, insieme a quale altro giocatore vorreste sotto la lente di ingrandimento. Bene cari fan della pallacanestro Nba, per la puntata di oggi della nostra rubrica Nba Talk è davvero tutto, a risentirci alla prossima settimana sulle pagine di Varzone!

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