L’edizione 21/22 della Champions League sta per volgere al termine, ed i contendenti Real Madrid e Liverpool, sono entrambe allenate da due fuoriclasse.
Da una parte la maturità l’esperienza il credo di Carlo Ancelotti, eroe della panchina e primo allenatore all time a vincere tutti e 5 i maggiori campionati europei per club, oltre che tre Champions League e la possibilità di alzare una quarta Coppa dalle grandi orecchie tra pochi giorni. Su Carletto si è detto e scritto tutto, tanto, ed in fondo, è giusto così. Oggi noi faremo due chiacchiere sull’antagonista di Ancelotti, la guida del Liverpool, che è riuscito a ridare lustro ai Reds dopo anni difficili nel post Benitez.
Il signore in questione, risponde al nome di Jurgen Norbert Klopp, nato a Stoccarda il 16 giugno del 1967. Dopo una modesta carriera da calciatore, dove veniva impiegato prima come punta vista la stazza e la sua bravura nel gioco aereo, e poi come stopper, centrale di difesa, l’occasione di sedersi sulla sua prima panchina gli viene offerta dal Mainz, che all’epoca, militava in serie B tedesca. Il club venne dunque affidato a Jurgen Klopp, dopo l’esonero dell’allenatore, i dirigenti videro nel calciatore un potenziale da allenatore molto importante. Lui accettò, alla sola condizione di ritirarsi però dal calcio giocato: non voleva giocare ed allenare allo stesso tempo. Il rapporto tra il neo tecnico del Mainz ed il club, si rivelò da subito una storia d’amore incredibile, una volta salvata la squadra al primo anno, Jurgen decise che era arrivato il momento di provare a portare il club alla sua prima storica apparizione in Bundesliga, obiettivo che gli riuscì al quarto tentativo. Durante tutta la carriera Klopp, si è avvalso del credo che per costruire qualcosa di grande, serva tempo competenze e soprattutto determinazione, una delle grandi note dell’uomo di Stoccarda, è proprio la sua grande determinazione che l’ha portato in poco più di un decennio a vincere ogni competizione alla quale ha partecipato.

Ma andiamo per gradi. Una volta portato in Bundesliga il Mainz, collezionò dei piazzamenti molto interessanti e allo stesso tempo, inaspettati, fino alla prima storica partecipazione all’Europa League con la squadra di Magonza. Tuttavia nella stagione 2006/2007 la squadra tornò di nuovo nella seconda divisione tedesca, ed il tecnico, appreso che il suo ciclo lì era terminato, concluse la sua esperienza alla guida del Mainz.
Dopo un anno sabatico, Jurgen kloop, forte delle sirene di mercato dei grandi club di Germania, accettò la corte del Borussia Dortmund. Già al primo anno nella stagione 2008/2009 il tecnico riesce a condurre i gialloneri al sesto posto in campionato, fino ad arrivare al quinto posto l’anno successivo. Ma è la stagione 2010/2011 che consacra Klopp come uno dei più grandi allenatori di Germania almeno della sua epoca, si aggiudica di fatto una clamorosa doppietta in campionato, precedendo gli odiati rivali del Bayern Monaco. L’anno successivo, il 25 maggio del 2013, raggiunge la finale di Champions League, dove i gialloneri si arresero proprio ai rivali del Bayern Monaco già laureati i campioni di Germania.
I due anni successivi lo vedono alzare al cielo una Supercoppa di Germania sempre ai danni del Bayern Monaco, successo che bissa un’altra Supercoppa di Germania vinta nel luglio del 2013 sempre contro il Bayern Monaco. Nell’aprile del 2015 Jurgen kloop annuncia che avrebbe lasciato il club della Vestfalia alla fine della stagione, la quale, si concluse con un’amara delusione per i tifosi del Dortmund dopo la sconfitta sempre in Coppa di Germania per mano del Wolfsburg per tre a uno.
L’addio di Klopp, coincise con la fine di un ciclo d’oro per il Borussia, oltre ad aver trionfato in patria, aver disputato una finale di Champions League, ed aver ridato lustro al club, grazie a quella macchina perfetta che era la sua creatura, il Borussia Dortmund lanciò nell’elite del calcio europeo calciatori come Marco Reus, Robert Lewandowski, Mario Goetze, Mattias Hummels e molti altri. Ma la carriera del tecnico di Stoccarda, avrebbe preso una piega diversa consegnandolo alla gloria eterna una volta firmato il contratto per il Liverpool. Già nel 2015, una volta subentrato alla guida del club al posto di Brendan Rodgers, risollevò le sorti dei Reds portandoli all’ottavo posto, fallendo tuttavia la qualificazione alle coppe europee. Lo stesso anno, guidò comunque il Liverpool alla finale di Europa League Di Basilea dove venne sconfitto dal Siviglia di Emery con un secco tre a uno.

La mano dell’allenatore però, si vedeva, infatti già dall’anno successivo i Reds arrivarono quarti in Premier League qualificandosi così ai preliminari di Champions League. L’anno successivo Jurgen Klopp conduce il Liverpool ad un’inaspettata finale di Champions League 11 anni dopo l’ultima volta, finale tuttavia persa per mano del Real Madrid di Zidane e soprattutto per colpa delle papere del portiere in forza agli inglesi Loris Karius, mentre il campionato si classifica nuovamente quarto.
La prima vera grande soddisfazione per il tecnico però, arriva l’anno successivo, approda di fatto in finale di Champions per la seconda volta consecutiva, dopo aver eliminato il Barcellona, vittorioso all’andata al Camp Nou per tre a zero, ed annientato al ritorno ad Anfield Road per quattro a zero. Ad attenderlo in finale c’è il Tottenham Hotspurs, e stavolta, Jurgen, non mancherà l’appuntamento con la gloria eterna. I suoi ragazzi si imporranno infatti con un secco due a zero allo stadio Wanda metropolitano di Madrid (Salah, Origi), vincendo così, per la prima volta, la Coppa continentale per club più prestigiosa al mondo, che valse al Liverpool Il sesto trionfo nel firmamento europeo del calcio. lo stesso anno gli sfuggì una clamorosa doppietta Champions – Premier League, chiuse il campionato infatti con un solo punto di ritardo sul Manchester City di Pep Guardiola. Ma il ciclo era appena iniziato. E già la stagione successiva, la quinta al timone del Liverpool, Jurgen Klopp si aggiudicò la Supercoppa UEFA contro il Chelsea, vincendo ai rigori dopo il due a due dei tempi regolamentari, il dicembre dello stesso anno (2019) si aggiudica anche la Coppa del mondo per club, prima ed attualmente unica vittoria del Liverpool in quella che una volta, veniva chiamata Coppa intercontinentale. La data da salvare, il momento più alto, del passato recente di Jurgen Kloop alla guida del Liverpool però, è il 25 giugno 2020, dove, dopo la ripresa del campionato fermato per via del COVID-19, guida i Reds alla conquista del titolo inglese che mancava ad Anfield da trent’anni.
Questo periodo di grandi successi, è l’apice di un percorso duro ed impegnativo, percorso che probabilmente non gli sarebbe stato concesso in altri club di livello europeo. Klopp appena arrivato al Liverpool, mise subito in chiaro che sarebbe servito del tempo per ricostruire una squadra in grado di dominare in Inghilterra ed in Europa, ed il tempo gli ha dato ragione. Impose addirittura ai suoi calciatori di non toccare la leggendaria scritta che si vede nel tunnel che porta al terreno di gioco di Anfield Road, dove c’è scritto “This is Anfield” finché non avessero vinto un titolo con quella maglia. Di titoli, Klopp ed i suoi ragazzi, ne hanno già vinti tanti, ma, come accennato prima, sono risultati frutto di una premessa fatta dal tecnico di Stoccarda appena insediatosi a Liverpool: servirà tempo. A costo di sembrare ripetitivo, pongo l’attenzione sull’importanza dell’avere tempo, la differenza tra avere tempo e non avere tempo, può determinare la storia di un club e dei suoi tifosi. Tutta la storia professionale di Jurgen Kloop è scandita dalle varie fasi del suo lavoro, l’arrivo lo studio l’apprendimento da parte dei suoi calciatori, scelte di mercato sempre adeguate, ed infine il successo, le vittorie, i trionfi che lo hanno reso immortale.
Il suo grande carisma e soprattutto la sua infinita determinazione, fanno sì che sia un tecnico apprezzato tantissimo dai tifosi ma soprattutto dai suoi uomini, ed il gioco espresso ed i risultati, guardando una partita del Liverpool, sono sotto gli occhi di tutti, anche di chi non mastica calcio. La sua squadra anzi le sue squadre, si muovano all’unisono, esprimendo un grande calcio offensivo moderno veloce e dominante.
La parte psicologica che Klopp cura personalmente, è un’altro principio cardine del suo credo, pare infatti, che quando incontra un nuovo calciatore da ingaggiare, Klopp incontri personalmente l’interessato, e per tutto il tempo dell’incontro, non parla mai di calcio con il giocatore, questo perché, lui è interessato prima all’uomo e poi al calciatore. Il tecnico di Stoccarda ha recentemente prolungato il suo contratto, che lo vedrà alla guida dei Reds ancora per altri due anni, alla fine dei quali a detta sua, potrebbe anche decidere di lasciare il ruolo di manager del Liverpool e probabilmente chiudere la carriera da allenatore vincente qual è.
Il “Gegenpressing”
Ogni grande allenatore che aspira, ambisce, ad entrare nell’olimpo dei più grandi di sempre, ha un marchio di fabbrica personale, dal “cholismo” al “tiki taka” alla zona ecc… Per Jurgen Klopp, il marchio di fabbrica è senza ombra di dubbio il cosiddetto “Gegenpressing” che, tradotto dal tedesco, significa letteralmente contro pressing. Ispiratosi ai grandi maestri di questa arte calcistica, Klopp, ha riformulato questa teoria proponendola nel calcio moderno, prevede infatti che la sua squadra vado a prendere l’avversario altissimo, creando questo pressing organizzato con l’intento di mettere in difficoltà il difendente e allo stesso tempo trarne un vantaggio, per poter creare da subito un’azione pericolosa nei pressi dell’area di rigore avversaria.
Non è un mistero infatti, che si vada sempre o quasi, ad attaccare il portatore di palla avversario meno abile nel palleggio, una volta fatto ciò, è importante anzi essenziale, che chi recupera il pallone sia in grado di creare in pochi secondi un’azione pericolosa ai fini di segnare. Questo premere sugli avversari, in maniera intensa, ha contraddistinto le squadre del tecnico in tutta Europa.
Naturalmente c’è un rischio calcolato in questa strategia, che tante volte dipende anche dalla condizione atletica dei propri calciatori: il Gegenpressing si può attuare solo ed esclusivamente se la squadra è ben allenata ed in forma fisicamente. Altrimenti il rischio di prendere delle imbucate, diventa da calcolato ad elevato in pochi secondi. Generalmente questa strategia viene applicata con tre giocatori d’attacco, come ad esempio a Liverpool, dove Firmino Manè e Salah rappresentano a meraviglia l’esempio di calciatori veloci instancabili e spietati sottoporta, In grado di produrre azioni offensive a velocità elevate mettendo, di fatto, costantemente sotto pressione la difesa avversaria che infatti, tante volte, si trova costretta a calciare via la palla proprio per l’impossibilità di giocare un pallone facile, visto che anche il centrocampo e la retroguardia vengono posizionati in modo da ostacolare le linee di passaggio in uscita dell’avversario. Questa strategia, è molto bella da vedere, non è un mistero infatti che tutti i tifosi che hanno avuto Klopp come allenatore, si siano innamorati del modo di scendere in campo e soprattutto di stare in campo delle sue squadre, altro caposaldo della filosofia calcistica dell’allenatore: far innamorare il pubblico per farsi trascinare dal pubblico. Certo, il Gegenpressing dà una mano in termini di spettacolarità e velocità di esecuzione, ma poi è l’anima e il cuore delle sue squadre, che trascinano il proprio pubblico in un rapporto che diventa letteralmente viscerale. E’ risaputo che “The normal One” (così si autodefinì) abbia un innata predisposizione alla leadership, riuscendo a far rendere tutti i calciatori a disposizione nel migliore dei modi, ed un’altra grande dote del tecnico tedesco è quella di saper lanciare e far crescere giovani calciatori, che in tanti casi, vengono trasformati da lui stesso in vere e proprie stelle del firmamento del calcio mondiale.
Adesso, arrivati alla fine di questo approfondimento, non ci resta che attendere la finalissima tra il Real Madrid di Ancelotti e il Liverpool di Jurgen Klopp, con due consapevolezze importanti: la prima è che Klopp non solo non é un perdente come tanti lo etichettavano, ma è un grande allenatore capace di portare del suo nel calcio contemporaneo, lasciando la sua firma indelebile in tutte le piazze dove ha allenato. La seconda è che sarà sicuramente una finale spettacolare, che sia la volta buona che i Reds si prendono la rivincita della finale persa proprio con il Real Madrid di Ronaldo qualche anno fa? Staremo a vedere!