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Italia 1982 – una storia azzurra

da Giuseppe Nebbiai
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11 Luglio è una data importante per il calcio italiano, oltre infatti all’anniversario della magica notte di Wembley di un anno fa, sono anche quarant’anni esatti da un’altra notte altrettanto magica, a tinte azzurre: sono 40 anni da quella notte dove l’indimenticabile Nando Martellini, gridava, per tre volte “Campioni del mondo!” ai microfoni di “mamma Rai”, una notte che, a detta di chi c’era, verrà ricordata come une delle più belle ed incredibili di sempre.

40 anni fa, la banda di ragazzi (alcuni fuoriclasse unici) guidata dal grandissimo Enzo Bearzot, si laureava campione del mondo, a distanza di quasi mezzo secolo dalle imprese di Rocco negli anni ’30. In tanti sanno di questa storica vittoria azzurra, ma quanti, soprattutto i più giovani, Sanno com’è nata e cosa successe veramente in quel mese che portò Dino Zoff ad alzare la Coppa sotto il cielo di Madrid?

Purtroppo il tempo passa, per tutti, ed almeno che chi legge non si sia documentato autonomamente, è molto difficile che fosse presente l’undici luglio del 1982, che sappia la storia di quel mondiale, quindi questo film documentario, ripercorre le gesta dei grandi azzurri del passato da Dino Zoff ad Antonio Cabrini, da Gaetano Scirea a Claudio gentile, da Ciccio Graziani a Marco Tardelli, fino al compianto Paolo Rossi, che quell’estate, per tutti era semplicemente “Pablito”.

Documentario a forti tinte azzurre dunque, condito da un pizzico di nostalgia, ma arricchito da tante tantissime testimonianze degli eroi di quei tempi, produzione dunque di qualità ed interessante, sia a livello sportivo che sociale. Molto ben realizzata, consiglio a tutti i grandi appassionati di calcio di guardarlo, per conoscere storie ormai quasi dimenticate dalla frenesia del calcio moderno, che inghiotte tutto e consuma, dove i calciatori, erano semplici uomini col dono del saper giocare a calcio, non superstar globali come oggi, persone normali dunque, che compirono però un’impresa titanica. 

Il documentario fa un resoconto del paese all’epoca dei fatti, racconta di un’Italia divisa, spaccata a metà, con molte emorragie interne, dal terrorismo alla lotta di classe, dalla crisi di potere fino alla deriva causata dall’eroina, che in quegli anni dilagava senza freno tra i giovani di tutti i ceti. Un Italia diversa, ma legata ad un filo conduttore con quella odierna, ossia lo storico e frequente scetticismo verso la nazionale, che, soprattutto dopo i pareggi nel primo girone, toccò punte mai viste fino a quel momento. Giocatori in  silenzio stampa, giornali che sparavano a zero su tutto e tutti, dirigenti che volevano la testa del cittì, colpevole di aver pareggiato contro Perù Camerun e Polonia, ma, cosa ancor peggiore, di aver lasciato a casa un certo Roberto Pruzzo, capocannoniere del campionato, preferendogli il “piccolo” Paolo Rossi, che non giocava da addirittura 2 anni, a causa di una squalifica (ingiusta) per calcioscommesse.

Rivolta popolare, processi mediatici e nervosismo, accompagnano Tardelli e co. alla storica partita contro l’Argentina di Maradona. Il docu-film inizia qui, dal momento in cui quei 22 ragazzi, decisero che il mondiale di Spagna, sarebbe stato il loro terreno di caccia.
È splendido il focus su quello che viene da tutti considerato, giocatori in primis, il vero grande artefice di quella magica notte del 1982, il CT Enzo Bearzot. Friulano doc uomo di grande spessore e di cultura, abituato a navigare in direzione ostinata e contraria, che amava leggere i classici e soprattutto amava fumare la pipa, tant’è, che il grande presidente Sandro Pertini,

Dopo la conquista del “mundial”, gliene regalò una personalmente con tanto di dedica.  Sono le testimonianze dei protagonisti, da Marco Tardelli appunto a Giuseppe Bergomi fino a Dino Zoff a spiegare allo spettatore chi fosse realmente quel sessantenne così determinato ed ostinato che continuava a puntare su quel Paolo Rossi che dopo quattro partite non aveva segnato nemmeno un gol.

La storia ci racconta come invece il CT, avesse ragione da vendere, traghettando i suoi verso un lascito sportivo, che in quegli anni in Italia, assunse un’importanza sociale incredibile. immagini di repertorio e video dell’epoca accompagnano lo spettatore in uno spaccato sportivo e sociale della durata di 85 minuti, con le canzoni di Battiato e le interviste esclusive ai protagonisti, che non si risparmiano di raccontare aneddoti e retroscena molto divertenti.

Chi scrive questo articolo, è appena tornato dal cinema neanche troppo pieno, con un bagaglio emozionale e culturale importante, almeno per quel che riguarda il calcio italiano di quegli anni, consiglio vivamente la visione a tutti gli appassionati a tutti quelli che non conoscono questa storia o che semplicemente hanno il piacere di riviverla attraverso gli occhi di chi in quei giorni lottava contro Zico, Maradona, Rumenigge, la stampa, i giochi di potere ed il popolo. In quel periodo pericoloso tutti impararono a tifare per la nazionale, comunisti, fascisti, democristiani, tutti facevano il tifo per gli azzurri ed almeno in quel periodo, durante quelle lunghe notti di festeggiamenti in tutto lo stivale, non si facevano distinzioni di classe, che, considerando il periodo storico, era già un miracolo di dimensioni bibliche.


Questa è una vera storia italiana, con tutte le contraddizioni e le incongruenze che ci appartengono, una storia che vale la pena conoscere.


Regia di Coralla Cicciolini, distribuita da Visual Distribution.

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